Lo scorso novembre Irene Boruzzi, studentessa dell’Istituto Superiore Giordano Bruno di Budrio, a 19 anni muore travolta da un ubriaco al volante. A poca distanza da casa, stava facendo jogging ed è stata investita nei pressi della rotonda Zucchi di Castenaso, mentre attraversava le strisce pedonali.
Dopo questa traumatica esperienza i suoi compagni (quinta E) il 26 marzo dalle 8:00 alle 13:30 organizzano la conferenza «Lasciate crescere i tulipani» sulla piattaforma meet per parlare degli effetti devastanti del consumo di alcol e di stupefacenti sulla guida.
L’invito a partecipare è rivolto ai circa 740 studenti del plesso del Giordano Bruno di Budrio, coinvolge gli insegnanti, i Carabinieri di Budrio e la Polizia stradale di Malalbergo (che presenteranno dati sugli incidenti stradali correlati alla guida in stato di ebrezza e all’uso di stupefacenti), l’Associazione Croce del Soccorso, professionisti nel settore del trasporto sanitario, la scuola guida Zanbar di Budrio (a proposito della distrazione al volante che causa l’80% degli incidenti e all’uso dello smartphone mentre si guida),l’Associazione Familiari e vittime della strada di Bologna e Modena e alcuni psicologi, tra i quali anche il Dott. Daniele Bilacchi, psicologo scolastico (che parleranno dell’elaborazione del lutto).
Ecco che cosa scrive Giorgia Fanti, amica e compagna di classe di Irene, in un accorato invito a partecipare all’assemblea on line rivolta agli studenti del Liceo…
“Avete presente quella sensazione di distacco che proviamo davanti alle notizie, quelle pessime intendo, del telegiornale? Ovviamente noi stessi e il giornalista che ci sta parlando conveniamo che, sì, siamo sicuramente davanti ad una sventura.
Nel frattempo, però, sarebbe forse il caso di finire quei compiti di matematica che sono da consegnare entro la fine della giornata; magari, anche far partire la lavatrice potrebbe essere una buona idea. Sarà capitato a tutti nella vita, più di una volta. Nessun problema ragazzi: siamo ancora giovani e queste cose non ci toccano, vero? Ed è proprio qui che ognuno di noi, inevitabilmente, cade in fallo: cadiamo e, quando lo facciamo, fa male, fa un male cane, ve lo possiamo assicurare.
Chi siamo per dirlo? Bando alle presentazioni, signore e signori del Giordano Bruno: siamo lieti di presentarvi la quinta E del liceo delle Scienze Umane di Budrio, la voce narrante che vi accompagnerà nel corso della giornata odierna.
Confidiamo nel fatto di essere abbastanza famosi, nel bene e nel male, tra i nostri compagni di scuola; ma per chi comunque non ci conoscesse, lasciateci fare una breve introduzione: siamo quella classe che ha perso un tulipano. Lo abbiamo perso e non saremo più in grado di riaverlo indietro. La scelta di questo fiore non è stata casuale: esso viene spesso usato come simbolo di amore o, più nel dettaglio, per rappresentare i profondi legami d’amicizia. Il nome del nostro tulipano era Irene ed era il fiore più buono e gentile che la nostra classe avrebbe mai potuto accogliere; e, prima ancora che ce ne accorgessimo, è diventata la notizia del telegiornale che le persone incastrano tra la colazione e gli impegni pomeridiani: la realtà ci è stata sbattuta in faccia peggio di una ginocchiata sui denti e nessuno di noi ha potuto fare nulla. E il punto del nostro discorso è proprio questo: da adolescenti ci sentiamo spesso dire che la nostra caratteristica peculiare è quella di crederci immortali e, cavolo, quanto hanno ragione, quando ce lo dicono. Odiamo ammetterlo con tutto il nostro essere (che adolescenti saremmo, se dessimo ragione agli adulti?), ma hanno dannatamente ragione, su tutta la linea. Può capitare a te, a me, a loro, a noi, a voi. Dio non voglia, ma potresti essere tu l’artefice e non per forza la vittima.
La nostra richiesta come classe, a questo punto, è una soltanto: per favore, smettiamo di spegnere i tulipani”.