Rimane proverbiale la citazione che Carla Fracci fa di Budrio nella sua autobiografia Passo dopo passo, pubblicata nel 2013:
«Ho danzato nei tendoni, nelle chiese, nelle piazze. Sono stata una pioniera del decentramento. Volevo che questo mio lavoro non fosse d’élite, relegato alle scatole d’oro dei teatri d’opera. E anche quand’ero impegnata sulle scene più importanti del mondo, sono sempre tornata in Italia, per esibirmi nei posti più dimenticati e impensabili. Ho lavorato moltissimo. Nureyev mi sgridava. Chi te lo fa fare, ti stanchi troppo, arrivi da New York e devi andare, che so, a Budrio…”. Ma a me piaceva così e il pubblico mi ha sempre ripagato. Se sono famosa me lo sono guadagnato. La fortuna non te la regala nessuno».
Una citazione per nulla casuale. I suoi spettacoli infatti spesso erano eseguiti con piccole compagnie formate da lei e dal marito, Beppe Menegatti, regista e l’artefice di tanti personaggi della grande étoile, da Medea a Turandot. Ed erano allestiti in centri piccoli e piccolissimi, come per l’appunto il Teatro Consorziale di Budrio, al quale Carla Fracci era molto legata.
«Lo frequentava spesso per le prove dei tanti spettacoli che si tenevano al Comunale di Bologna – ricorda l’ex direttore del Consorziale, Giordano Cola. Erano gli anni ’70, un periodo d’oro per il nostro teatro. Sovrintendente al teatro Comunale di Bologna, a quel tempo e fino al 1977, era Carlo Maria Badini, che aveva una grande passione per il Consorziale. Per questo, portava a Budrio spettacoli importanti,
e per quattro volte balletti di Carla Fracci».
Il primo balletto fu il 2 marzo 1969 con Il Gabbiano di Cechov, dove Carla Fracci fu accompagnata dal ballerino Amedeo Amodio.
Nelle successive stagioni teatrali del Consorziale calcò il palco per tre anni consecutivi: il 14 aprile ’72 nel balletto di Pulcinella e Il bacio della fata di Igor Fëdorovič Stravinskij; 15 aprile ’73 con il balletto in quattro atti La favola del fiore di pietra di Prokofiev; il 28 febbraio ’74 con il balletto Coppelia, dalla coreografia di Arthur Saint-Léon e ispirata a un racconto di Hoffmann.
Tutti gli spettacoli furono accompagnati dal Coro e Corpo di ballo del Teatro Comunale di Bologna e dalla regia del marito Beppe Menegatti.