Sappiamo tutti che la nostra vita dipende dalle api. Circa il 76% del cibo che mangiamo è il frutto del loro lavoro di impollinazione. Ogni volta che mangiamo un frutto, un pezzo di cioccolato, o che beviamo un caffè o una spremuta Lo dobbiamo a questo preziosissimo impollinatore, che però si sta estinguendo a causa dei cambiamenti climatici, dell’uso intensivo di fitofarmaci per l’agricoltura e dell’inquinamento.
Quest’anno poi a causa dell’instabilità del clima – prima il caldo anticipato, poi le piogge copiose e l’abbassamento delle temperature – la Coldiretti ha lanciato un allarme sulle difficoltà delle api di trovare il nettare sufficiente da portare nell’alveare.
E l’allarme proviene anche dagli apicoltori, che lamentano il fatto che le famiglie all’interno degli alveari hanno avuto uno sviluppo precoce e si sono ingrandite, ma poi le piogge e l’abbassamento repentino delle temperature hanno condizionato il lavoro delle api.
”Qui da noi, in pianura, se le cose vanno avanti così di miele riusciremo a produrne davvero poco – conferma Lilia Badarau, titolare dell’Azienda Apicoltura Albina di Budrio. Il problema ancora più grave è riuscire a sfamarle per tenerle in vita. A una primavera anticipata in cui da febbraio ha avuto inizio la fioritura degli alberi e le api hanno cominciato a uscire è seguito il blocco della primavera, con giornate e notti fredde. Così i fiori non sono maturati e non hanno rilasciato il nettare che l’ape deve raccogliere. Per questo stanno morendo tutte di fame e noi stiamo correndo all’impazzata nelle arnie per alimentarle con sciroppo di acqua e zucchero… ma alle larve serve il nettare e il polline e se non escono fuori rischiano la morte. Speriamo che riparta la fioritura del tiglio, del coriandolo e non subito il caldo torrido”.