Èancora presto per fare il censimento delle palestre che non riusciranno più a riaprire quando il Covid finirà (orientativamente si parla di 100mila centri sportivi e di un milione di addetti).
Ed è ancora presto – anche se gli esperti hanno già un’idea allarmante – per la stima delle conseguenze in termini di salute dell’interruzione dell’attività motoria che riguarda i circa 20 milioni di praticanti di palestre, piscine e centri sportivi in Italia.
A Budrio, dopo il DPCM del 24 ottobre che ha disposto un secondo lockdown per il mondo del fitness e del wellness, si conta già la chiusura di uno dei più importanti centri del territorio, la palestra Up, che il 31 dicembre 2020 ha definitivamente interrotto la propria attività. Tutto questo nonostante gli sforzi fatti, anche in termini economici, per dimostrare la messa in sicurezza e il rispetto dei protocolli.
Il Palazzetto dello Sport è un centro che sta mettendo in atto una serie di misure per affrontare questo secondo lockdown in termini di “resistenza”, anche grazie alla collaborazione dell’amministrazione comunale.
Abbiamo rivolto a Silvia Sallioni, titolare della Palestra Studio del Movimento, alcune domande.
Facciamo innanzitutto chiarezza. La chiusura della palestra implica l’interruzione di tutte le attività sportive del Palazzetto?
In base al Dpcm, alcuni sport che non prevedono contatto fisico possono essere praticati. Tant’è vero che dentro il palazzetto gli allenamenti di pallavolo e pattinaggio non sono mai stati interrotti.
La palestra, invece, ha dovuto interrompere ogni corso e attività secondo quanto stabilito dallo stesso decreto, il quale ha lasciato uno spiraglio e cioè ha salvaguardato gli spazi esterni e i parchi per l’allenamento individuale.
Purtroppo, un messaggio errato che è passato, anche se non esplicitamente, è che con la chiusura di palestre e piscine la pratica dell’attività sportiva sia sacrificabile. Che cosa ne pensi?
Non sono d’accordo. Lo dicono anni di ricerche mediche e di psicologia: il movimento è indispensabile per un ottimale benessere psico fisico in tutte le fasce d’età della popolazione. In particolare l’attività fisica adattata rivolta a malattie neuro-degenerative, a patologie muscolo-scheletriche e a disturbi metabolici risulta indispensabile in quanto considerata insieme ai farmaci dedicati, parte integrante e fondamentale della prevenzione e della cura di questo scenario sanitario.
Basti pensare al nostro consolidato gruppo di utenti affetti da malattia di Parkinson che da anni frequentano con grandi risultati il nostro progetto dedicato.
Quindi siete pronti a ripartire, nonostante tutto?
In realtà non abbiamo mai interrotto il nostro servizio, l’abbiamo adeguato alle restrizioni attuali. Al contrario, l’unità del team non è mai venuta a mancare e in questi mesi ha trasmesso al cliente un messaggio di positività e di continuità di servizio.
Abbiamo proseguito con corsi online già sperimentati con successo durante la prima chiusura, workout in piccoli gruppi e consulenze di PT individuali personalizzate.
Se non potrete riaprire, che cosa pensate di fare per la primavera?
In previsione della stagione primaverile, ci stiamo attrezzando per organizzare corsi negli spazi esterni alla palestra.
Ricaveremo un’area tra le due gradinate in cui inseriremo una pavimentazione e alcune attrezzature idonee per garantire lo svolgimento delle attività in totale sicurezza.
I nostri tesserati potranno così superare ogni giustificato timore, mantenersi allenati e al tempo stesso ritrovarsi in piccoli gruppi per ricominciare a socializzare dopo tanti mesi di isolamento forzato.
Ribadisco il motto che ha accompagnato la mia vita professionale e che, ora più che mai, reputo validissimo: “movimento è salute!”