Per l’ottava volta negli ultimi dieci anni l’Apicoltura Pancaldi, l’azienda agricola budriese gestita da Lara Pancaldi e dal marito Virgilio, si aggiudica
Tre gocce d’oro 2021 al concorso che celebra il meglio del miele italiano, premiando le varietà che raccontano la biodiversità del nostro paese.
Nonostante un’annata segnata da un calo produttivo del miele di oltre l’80% prima a causa delle gelate primaverili che hanno “bruciato” le fioriture e poi della siccità estiva, al concorso hanno partecipato oltre 400 apicoltori con 1.067 mieli prodotti in ogni parte d’Italia e inviati all’Osservatorio Nazionale Miele.
Di questi, una giuria di 84 esperti iscritti all’albo nazionale ne ha selezionati 373 e premiati con Una, Due o Tre Gocce d’Oro, che è il massimo riconoscimento attribuito a 18 mieli.
La singolarità del miele di girasole
Le tre gocce d’oro premiano l’eccellenza dell’eccellenza e vengono assegnate a un produttore per ogni categoria. Lara Pancaldi ha vinto con il miele di girasole. E non è l’unico riconoscimento del 2021, perché a febbraio il miele di Lara è risultato primo in classifica anche a un concorso del Gambero Rosso dedicato ai migliori mieli di girasole italiani.
«Questo miele – spiega Lara – ha caratteristiche molto diverse dalle tipologie più comuni. Innanzitutto ha una singolare tonalità giallo uovo acceso e luminoso, rispetto all’ambrato più o meno intenso degli altri monoflora. Si raccoglie tra fine giugno e agosto, al gusto è delicato, fresco, con una nota fruttata calda di albicocca. Sia all’olfatto, sia al palato rimanda al profumo di polline di girasole e sul finire lascia una leggera nota rinfrescante data dalla conformazione molto fine del cristallo».
Non pensiate però che la produzione di questo miele venga dal nostro territorio. Lara infatti, nell’azienda agricola che gestisce insieme al marito, pratica un’apicoltura nomade. Ciò significa che i circa 500 alveari dell’azienda vengono spostati sulle fioriture più vocate alla produzione delle diverse tipologie di miele.
«Per il girasole portiamo circa 150 alveari nelle colline anconetane coltivate a girasole a un’altitudine che va dai 200 ai 300 metri. Dei restanti alveari, alcuni restano fissi in aree di popolamento faunistico, altri ruotano in diverse parti d’Italia a seconda delle fioriture: per il miele di acacia e di castagno scegliamo zone alpine, prealpine e appenniniche, mentre per il tiglio è meglio la collina. Qui in pianura e nelle aree umide del ferrarese, invece, produciamo miele millefiori, erba medica e coriandolo».
Tutto ciò rende l’idea di quanto lavoro e quanta ricerca ci sia dietro a un’azienda apistica professionale di media grandezza sia per numero di alveari che per quantità produttive.
«Non ci si approccia a questo mestiere pensando che le api facciano tutto da sole. Non è affatto così. È innanzitutto una scelta di vita, ci vuole passione, spirito di sacrificio… quando si spostano gli alveari si lavora giorno e notte senza interruzione. Occorre saper fare una selezione dei territori, perché non tutti sono vocati per ottenere mieli di qualità, quindi conoscere le caratteristiche del microclima e la composizione del terreno. E per raggiungere l’eccellenza serve quel “quid” in più che si gioca sul campo e in laboratorio».
Nella foto: Lara Pancaldi durante la premiazione
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