Stefania Limiti, nel tuo nuovo libro “L’estate del golpe” tratti un episodio terroristico avvenuto nel 1973. Cosa ti ha portato a scegliere questo specifico evento come soggetto del tuo libro?
Ho scelto questo evento perché, nonostante la sua gravità, è stato rapidamente dimenticato e relegato ai margini della storia ufficiale. Volevo dare voce a questa storia sommersa, riportarla alla luce e analizzare le sue implicazioni più ampie nel contesto della strategia della tensione in Italia.
Nel libro, descrivi l’attentato alla questura di Milano e il tentativo fallito di uccidere il ministro dell’Interno Mariano Rumor. Come hai proceduto per raccogliere le informazioni e ricostruire gli eventi?
La ricostruzione è stata un lavoro lungo e complesso. Ho consultato documenti giudiziari, archivi di Stato, e ho parlato con vari testimoni. Ho anche esaminato materiali che sono stati recentemente declassificati, cercando di mettere insieme i pezzi di un puzzle storico che era stato intenzionalmente frammentato. Il mio obiettivo era creare un quadro il più possibile completo e accurato.
Il libro suggerisce che l’attentatore, Gianfranco Bertoli, non agiva da solo e non era veramente un anarchico. Puoi dirci di più su questa scoperta?
Gianfranco Bertoli è stato inizialmente descritto come un anarchico solitario, ma le mie ricerche hanno rivelato che era in realtà l’ultimo anello di una catena golpista. Questa catena includeva elementi sia interni che esterni allo Stato che avevano un preciso disegno sovversivo. Bertoli era parte di un piano più grande volto a destabilizzare l’Italia e a comprimere l’ordine democratico costituzionale.
Nel tuo libro, parli anche delle connessioni tra questo piano golpista e il successivo rapimento di Aldo Moro nel 1978. Qual è il legame tra questi eventi?
Entrambi gli eventi fanno parte di un’ampia strategia di destabilizzazione e tensione orchestrata da gruppi che miravano a influenzare la politica italiana. L’attentato del 1973 fu uno dei tentativi di colpire al cuore la democrazia italiana, che purtroppo fallì. Tuttavia, questi stessi gruppi continuarono a operare e alla fine riuscirono con il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro, che rappresentava una minaccia per i loro interessi per il suo ruolo cruciale nel compromesso storico tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista.
Gianfranco Bertoli ha mantenuto il suo segreto per tutta la vita. Come sei riuscita a svelare i dettagli nascosti del suo coinvolgimento?
È stato un lavoro investigativo meticoloso. Ho analizzato le sue dichiarazioni, confrontato testimonianze e documenti, e cercato di comprendere le contraddizioni e le omissioni. Ho anche parlato con persone che lo conoscevano e con esperti che hanno studiato quel periodo storico. Tutto questo mi ha permesso di mettere insieme un quadro coerente e di svelare parte del suo segreto.
Cosa speri che i lettori traggano dalla lettura del tuo libro?
Spero che i lettori comprendano l’importanza di conoscere la nostra storia recente e e invitarli a riflettere criticamente su questi eventi. Solo attraverso la conoscenza e la consapevolezza possiamo sperare di costruire una società più giusta e democratica.
Stefania Limiti, giornalista professionista, oggi collabora con “il Fatto Quotidiano” e “Left”. In passato ha lavorato per “Gente”, “L’Espresso”, “La Rinascita della Sinistra”, “Aprile”. Da anni si dedica alla ricostruzione di pezzi ancora oscuri della nostra storia. Con Chiarelettere ha pubblicato L’Anello della Repubblica, Complici (con Sandro Provvisionato), Doppio livello, La strategia dell’inganno e Colpevoli (con Sandra Bonsanti), Potere occulto.