Le zirudelle di Sergio Vecchietti in Sant’Agata. Secondo incontro autunnale con il Circolo Amici delle Arti a Budrio, Chiesa di Sant’Agata, via Marconi 35.
Per gli appassionati del dialetto, l’appuntamento è fissato per Domenica 6 novembre 2022, ore 16:00, con Le zirudelle di Sergio Vecchietti in dialetto bolognese-budriese, ricordo e letture a cura di Tiziano Casella.
Chi è Sergio Vecchietti
Il budriese Sergio Vecchietti (1933-2010) ha coltivato per tutta la vita una grande passione per le “rime in lingua madre”. Dal 1970 è stato infermiere presso l’Istituto psichiatrico S.Gaetano di Budrio, dove si sono manifestati i primi sintomi di “Dialettopatia”. Si trattava di brevi commenti rimati e in dialetto indirizzati ai colleghi in situazioni di lavoro da interpretare con ironia. Vecchietti ci prende gusto e inizia quindi a scrivere versi in rima. Non più solo dedicati ai colleghi, ma anche agli amici e congiunti. Poi, dopo un periodo di sosta, ritorna all’attività “letteraria’ per dedicare ad Alberto Tomba, di cui era tifoso, un commento ad ogni stagione agonistica fino al 1998, anno del ritiro. Ama il dialetto e il suo paese e compone parecchie “Zirudelle” (complessivamente 70), che commentano, sempre con ironia, avvenimenti e situazioni locali e descrivono personaggi tipici del luogo. Inoltre, partecipa e vince tre edizioni del concorso concorso provinciale di poesie e zirudèle in dialetto l’Ucarîna d ôr (Ocarina d’oro), che nel 1990 era stato istituito nell’ambito della Festa dell’Unità di Budrio. Negli ultimi anni dedica commenti in dialetto alle partite del Calcio-Mezzolara e al Bologna F.B.C.
A Sergio Vecchietti sono dedicati il 2° e il 6° Quaderno del dialetto, pubblicati dal Comune di Budrio per la tutela del dialetto e a cura di Tiziano Casella.
Ma tra il dialetto bolognese e il budriese esistono differenze?
Sergio Vecchietti parlava un dialetto “Budriese”, cioè con inflessioni diverse dal “Bolognese”. Perché tra i due dialetti ci sono delle differenze importanti. Se il lessico è pressoché identico, vi sono però delle differenze di pronuncia e, quindi, di trascrizione fonetica. Inoltre, sul piano morfologico, il budriese ha cinque coniugazioni verbali, invece delle quattro del bolognese, perché la prima si sdoppia. Le differenze esistono anche tra i dialetti di altri centri del territorio. Se il dialetto di Molinella è simile a quello di Budrio, a Medicina si parla un dialetto più simile al romagnolo. Oltre il Reno, poi, finiamo… nel ferrarese.
Le caratteristiche tecniche della zirudèla
Sull’origine del termine vi sono due ipotesi. La prima fa risalire la parola alla “circolarità” tipica di componimenti medievali come il rondò. La seconda la collega alla ruota della ghironda, strumento che accompagnava i testi. Ad entrambe le ipotesi, comunque, si perviene con vari complicati passaggi. La lunghezza della poesia è libera, dipende dall’estro dell’autore. Tuttavia, essa deve iniziare appunto con la parola zirudèla e finire con il verso tòc e dai la zirudèla! o tic e tac la zirudèla!, a imitazione onomatopeica dello strumento stesso. I versi sono ottonari, spesso tronchi. La rima è baciata. Il genere è satirico, comico-giocoso, a volte burlesco: spesso si parla di una situazione, di un personaggio, di un avvenimento, o si racconta addirittura una storia in versi, con intenti ironici, beffardi o sarcastici. Molto diffusa nel passato nel territorio bolognese, era un genere poetico popolare che si recitava, con accompagnamento musicale, in occasione di cerimonie nuziali o altri banchetti contadini.