Le patologie tiroidee possono coinvolgere soggetti di sesso femminile e maschile a qualsiasi età, ma sono certamente più frequenti nelle donne dopo i 60 anni.
È inoltre consigliato indagare la tiroide :
• in soggetti con familiari affetti da malattie tiroidee (per la maggior parte delle malattie tiroidee esiste una predisposizione familiare e per alcune una vera e propria ereditarietà)
• in soggetti che siano stati esposti a radiazioni ionizzanti della regione testa-collo (ad esempio soggetti sottoposti a radioterapia per carcinomi del distretto otorinolaringoiatrico o per malattie ematologiche, quali linfomi)
• in soggetti affetti da malattie autoimmuni (in particolare diabete mellito tipo 1, celiachia, gastrite cronica autoimmune, la vitiligine, l’artrite reumatoide, la polimialgia reumatica, la sclerosi multipla, il lupus eritematoso sistemico, la sarcoidrosi)
Studiare la tiroide è utile perché consente una diagnosi precoce delle malattie che possono influenzarne la funzione (quali iper o ipotiroidismo) o la struttura (quali gozzo, infiammazione, noduli benigni o maligni) consentendo di intervenire prima che il paziente presenti segni o sintomi della malattia conclamata ed eventuali sue complicanze.
Le analisi di laboratorio e le indagini ecografiche o radiologiche di cui oggi disponiamo per studiare la tiroide ci dicono se la ghiandola funziona bene (se produce quindi una quantità adeguata di ormoni) se ha una dimensione normale, se è infiammata e soprattutto se presenta noduli.
In quest’ultimo caso ci permettono anche di valutare il rischio di malignità di questi e quindi di decidere quando è il caso di procedere con indagini più invasive quali l’ago aspirato tiroideo per identificare con certezza la natura benigna o maligna delle lesioni