Havock, la band che ha segnato un’epoca a Selva Malvezzi

Selva Malvezzi è stata la culla di una band che ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale locale e non solo: gli Havock. Questo nome evoca ricordi ed emozioni per le generazioni che hanno vissuto l’epoca in cui il gruppo, con il suo repertorio ispirato ai “Blues Brothers” e intriso di rhythm and blues, blues e rock and roll, ha fatto vibrare le corde del cuore di molti giovani del territorio.

Marco Gabusi, detto “Bracco”

 

Ma la storia degli Havock ha radici profonde. Tutto inizia con l’Ambulatorio Beer Band (A.B.B.), un gruppo di giovanissimi musicisti di Selva Malvezzi formatosi nel 1979. La band, composta da Tiziano Zuccheri (voce e chitarra), Marco Gabusi (chitarra), Mauro Argazzi (basso), Pier Giorgio Coiro (piano), i fratelli Pagliani – Luca alla chitarra e Stefano alla batteria –   getta le basi per quello che sarebbe diventato uno dei gruppi più significativi della scena musicale locale.

È dalla metà degli anni ’80 che, dal grembo dell’A.B.B., nascono gli Havock, con una formazione che ha visto avvicendarsi nomi di spicco: Umberto Vaccari, conosciuto come “Polmone” (voce), Roberto Morsiani (batterista, già membro degli Skiantos), Tiziano Zuccheri (chitarra), Luca Pagliani (chitarra), Pier Giorgio Coiro (Piano), Oreste Zarri, Sandro Dall’Omo (tastiere) e Mauro Argazzi (basso). Successivamente, alla batteria subentra Marco Rubini, mentre tra il 1990 e il 1991, Bruno Corticelli (ex bassista di Vasco Rossi) e Davide Galanti (chitarra) presero il posto di Zuccheri e Argazzi.

 

 

Il loro “quartier generale” era un locale al torrione di Selva Malvezzi, dove le prove si trasformavano in veri e propri riti musicali. E come in ogni buon rito, non poteva mancare la danza: le fedelissime sostenitrici si scatenavano sia alle prove che ai concerti, come se la musica fosse una chiamata irresistibile. Che si trattasse di una prova o di un’esibizione dal vivo, per loro l’importante era ballare… e non smettere mai!

La band iniziò a farsi notare nei circuiti locali con concerti memorabili a Bardolino del Garda, al November Fest di Bologna, e in vari pub e sagre della provincia e della Pianura Padana. La svolta arrivò quando il manager Vinci li inserì nel circuito degli spettacoli più importanti, portandoli a esibirsi in Piazza Maggiore a Bologna, a Torino, Pesaro e in altre città, spesso al fianco di gruppi leggendari come gli Skiantos.

 

Restando nel contesto locale, gli Havock hanno regalato performance indimenticabili come quelle al Parco “La Torretta” con i “Beer Party” del 1988 e 1989, al “Tiro a Volo” per il “Beer Party 3” del 1991, e in Piazza del Popolo a Molinella nel luglio 1992. Le loro esibizioni hanno coinvolto anche artisti come Carlo Atti, Serena Grandi e altri, in serate di grande musica e divertimento.

Gli Havock si sciolgono ufficialmente tra il 1997 e il 1998, ma il loro spirito musicale, quello no, non è mai tramontato. Tiziano Zuccheri, anima pulsante della band, ha continuato a portare in scena il leggendario nome degli Havock fino all’ultimo accordo, prima di dare vita al nuovo e audace quartetto The Wonderers. Nel frattempo, Umberto Vaccari ha imboccato strade musicali diverse, lanciandosi in nuovi progetti, dimostrando che, anche se i Havock sono arrivati alla fine, la creatività dei suoi membri è tutt’altro che esaurita.

 

Oggi, quando riascoltiamo brani come “Sweet Home Chicago”, uno dei cavalli di battaglia della band, è impossibile non ricordare la voce inconfondibile di “Polmone” e il richiamo energico di quel “Come on, oh baby don’t you wanna go?”. Gli Havock sono stati una band che ha fatto la storia di intere generazioni del territorio, e il loro ricordo rimane vivo nelle note che ancora riecheggiano nei cuori di chi li ha seguiti.

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