Fausto Conti e i suoi “giorni felici”

Il Covid ha portato via anche Fausto Conti, molto conosciuto e amato in paese. La musica è stata la più grande passione, che ha segnato gli anni della sua giovinezza. I “giorni felici”, come recita la canzone di Wess e Dori Ghezzi che tante volte ha accompagnato alla batteria nell’orchestra “I Conti”, da lui stesso fondata.

Con la sua orchestra Fausto – classe ‘36 – attraversa il periodo più spensierato che la storia del dopoguerra ricordi. Erano i cosiddetti mitici anni ’60, quando le giovani coppie, ma anche le madri di famiglia indossavano l’abito migliore che avevano, si pettinavano accuratamente, si agghindavano con i loro bjoux e, sottobraccio al marito, facevano l’entrata trionfale al Teatro Consorziale per partecipare ai veglioni e alle feste danzanti. Rifatto il pavimento nuovo del teatro, non si riuscirono più a togliere le poltrone della platea e così il direttore Dino Rambaldi per le serate danzanti dei budriesi inaugurò una breve parentesi al “Dancing Stadio”, una pista da ballo nell’area del campo sportivo comunale.

Poi, cominciò la fortunata stagione del Ristorante Il Giardino, dove Rambaldi organizzava le feste estive nel patio esterno e d’inverno nella “Tavernetta”, il mercoledì, il sabato sera e la domenica pomeriggio e sera, accompagnati da I Conti e da altre orchestre.

Molti budriesi, però, ricordano Fausto anche dietro il banco del negozio di famiglia materna, Cavallari Abbigliamento, abiti, camicie e capi spalla da uomo. Occupava i locali oggi impegnati dalla profumeria Margherita e, assieme alla madre Anita, ci lavoravano Fausto e la commessa Renata, mentre la moglie Marina, nell’appartamento di sopra, provvedeva alle sistemazioni sartoriali.

Finita l’epoca dei veglioni, a metà degli anni ’70, irrompe il liscio, un genere che a Fausto non piace e così l’orchestra I Conti si scioglie. Fausto, aveva la passione anche per la musica jazz, ma dopo che la sua  band – il cantante, il pianista e il sassofonista – viene a mancare, decide di vendere la sua preziosa batteria americana Grace.

Di lì a poco se ne pentirà amaramente e comprerà una Rogers usata, poi per diversi anni di tanto in tanto inviterà alcuni amici nella tavernetta della propria abitazione per serate di improvvisazione.

Ma la cassa e il rullante della nuova batteria non eguaglieranno mai quella dei “giorni felici”, che forse Fausto avrà ritrovato nel suo ultimo viaggio.

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