Che il cibo abbia un effetto consolatorio lo sappiamo tutti: colma vuoti affettivi che hanno radici nella primissima infanzia, tampona le frustrazioni professionali che minacciano l’autostima, a volte poi, la fame compare per noia, per ansia, per tristezza, per scarsa autostima, per solitudine. Spesso la fame è condizionata dal nostro stato d’animo, quando questo tipo di fame arriva, non si tende semplicemente a mangiare, ma ci si abbuffa…
Chi soffre di fame nervosa “le prova tutte per smettere”, inizia cioè una ricerca disperata di strategie esterne per cacciarla via: diete, farmaci, tecniche e terapie varie.
Questo approccio non sempre è corretto, perché se la radice è nervosa, la soluzione è psichica e interna, non esterna (cibo, farmaci, tecniche, ecc.). Non bisogna provare in mille modi a smettere: questo atteggiamento allontana dalla soluzione!
Quando senti arrivare l’attacco di fame fai un passo indietro e chiediti: che emozione sto provando? Non per cercarne le cause, non serve a niente, ma per fargli spazio dentro di te.
Sostare negli stati d’animo significa imparare a sostenerli, ossia a “starci dentro”, lasciarsi attraversare osservando e attendendo. Lo stesso vale per l’attacco di fame nervosa.