Chiesa S.Lorenzo – La Chiesa di San Lorenzo ha un’origine antica e appare nei documenti già attiva nel XII secolo. Fu voluta dal Consiglio della Comunità, l’istituzione che reggeva il paese con un Massaro (specie di Sindaco), eletto ogni sei mesi, coadiuvato dagli Assunti (i consiglieri) e fu costruita interamente a sue spese. La Comunità avrà sempre a cuore la Chiesa e provvederà nei secoli alle sue ristrutturazioni e ai suoi ampliamenti, affidandoli ad artisti affermati.
I restauri nei secoli
Tra questi, gli architetti budriesi Alfonso Torreggiani e Giuseppe Tubertini. Al Torreggiani si deve il rifacimento in toto della grande navata centrale, tra il 1704 e il 1709. La struttura precedente viene alleggerita con l’introduzione di elementi decorativi che le conferiscono grande eleganza, come, fra una cappella e l’altra, le lesene scanalate, che terminano in capitelli, le cornici e gli stucchi . Questi ultimi, come scrive Francesco Caprara “formano sull’architettura una sorta di pizzo, vibrante di luce”.
Restaurata dalla Partecipanza nel 1748, è dedicata a San Gaetano. Lo stemma del Comune è alla base delle due colonne entro cui è il pregevole quadro di Alessandro Guardassoni raffigurante il Santo, protettore di Budrio insieme a San Lorenzo e un tempo molto venerato, come sentiremo nei racconti degli storici antichi.
Giuseppe Tubertini, poi, tra il 1794 e il 1796, riedificò la cappella Maggiore ed il transetto, conferendo alla chiesa l’aspetto attuale. Il Tubertini fu architetto capo del Comune di Bologna e membro di spicco della Accademia Clementina. A Budrio era stato autore del rinnovamento della chiesa di Sant’Agata. In San Lorenzo, oltre alla Cappella maggiore, costruì anche un nuovo cornicione lungo tutto il perimetro della chiesa, che sostituì quello disegnato dal Torreggiani.
Budrio dentro e Budrio fuori
Buona parte delle spese di ristrutturazione furono sostenute dalle Comunità di Budrio Dentro e Budrio Fuori (che nel 1531 avevano sostituito l’antica Comunità). Ma i soldi delle Comunità non bastavano. Una curiosa lapide, che verrà letta, ci riferisce come avvenne la raccolta dei fondi per tale ricostruzione. Le Comunità vollero ribadire il loro patronato sulla chiesa facendo mettere il proprio stemma al centro dell’arco della medesima cappella, nello scudo sorretto da due eleganti angioletti. Oggi non ve ne è più traccia: al suo posto si legge l’iscrizione “Butriensium vere locus iste sanctus est” (Questo è in verità un luogo santo dei Budriesi). Lo stemma comunale è invece presente ancor oggi nella quarta cappella a sinistra, riservata alla Comunità.
Le opere pittoriche
La chiesa è ornata dalle opere di importanti pittori: da Andrea Donducci detto il Mastelletta (1575-1655) Consegna delle chiavi a san Pietro a Paolo Carracci (1568-1625), fratello minore di Ludovico [Madonna col Bambino in gloria e i santi Bartolomeo e Nicola da Bari ]. Da Antonio Rossi (1700-1753)[ la Vergine che dona l’abito nero ai fondatori dell’ordine dei Servi] ad Antonio Gionima (1697-1732) [otto tele ovali sulle pareti della navata centrale, raffiguranti i Sette santi fondatori dell’ordine dei Servi di Maria e san Pellegrino Laziosi]. Da Gaetano Gandolfi (1734-1802) [Martirio di San Lorenzo, Salvator mundi, Istituzione dell’Eucarestia] ad Alessandro Guardassoni (1819-1888) [ San Sebastiano]. Dopo i restauri del 1987, è stato sospeso sull’altare maggiore il bellissimo Cristo ligneo trecentesco, il pezzo più antico della chiesa, che per molti anni era stato relegato in altra parte della chiesa, meno visibile.
Il Crocefisso della Chiesa del Borgo
Nella quarta cappella a destra è ora riposto il prezioso Crocefisso proveniente dalla chiesa del Borgo. Il Crocifisso, appartenuto a San Filippo Benizzi, fra i fondatori dell’ordine dei Servi, era una reliquia fra le più pregiate: fu regalato dal priore della chiesa della SS. Annunziata di Firenze, chiesa madre dei Padri Serviti, alla Compagnia del Borgo che si era recata là in pellegrinaggio nel maggio 1610.
Le antiche cronache raccontano di grazie e miracoli che il Crocifisso cominciò ad elargire e della devozione sempre più grande di cui fu oggetto anche fra le popolazioni vicine, che venivano a pregarlo.
A partire dal 1665 fu conservato in una custodia chiusa da un cristallo, via via arricchita di ornamenti, fino a quella definitiva con fregi dorati costruita da Pietro Roppa nel 1773, che possiamo ammirare ancor oggi.