Alla Chiesa di Vedrana con gli Amici delle Arti

Domenica 28 maggio, alle ore 17:00, con la visita alla chiesa di santa Maria Annunziata di Vedrana si chiude il ciclo degli eventi primaverili del Circolo Amici delle Arti.
Vincenzo Favaro, studioso locale, ci accompagnerà alla scoperta delle antichissime origini della chiesa, che si fa risalire al X o XI secolo.
La chiesa di Santa Maria Annunziata si trova nel territorio comunale di Budrio, all’interno dell’abitato di Vedrana, in posizione scenografica all’incrocio di due vie. Ad impianto longitudinale, è parte di una aggregazione di volumi che comprende la chiesa, il campanile e la canonica. All’esterno ha un paramento murario a vista con facciata a salienti. L’interno è a tre navate voltate a botte, con presbiterio e abside quadrangolari.

L’esterno

La chiesa si affaccia su via Ghiaradino. Il sagrato è rivestito di ghiaia ed è circondato da un’area verde. La facciata, con paramento murario a vista, è connotata da quattro lesene che la dividono in tre campi. Nel prospetto centrale, di maggiore altezza, si apre il portale rettangolare con cornice in muratura, sovrastato da una edicola cuspidata, e in asse, un oculo vetrato e una croce latina inscritta nel muro. Conclude il prospetto una teoria di mensoline in laterizio a rafforzare il profilo del tetto a capanna sulla cui cuspide si erge croce a fil di ferro su cippo tra elementi in ferro con decorazione artistica a forma vegetale. Nei prospetti laterali si aprono due portoni rettangolari con cornice in muratura e due finestre con arco ogivale. A destra della chiesa si trova, staccato, l’immobile dell’oratorio.

L’interno

All’interno la chiesa presenta tre navate. La navata centrale è coperta da volta a botte, con unghiature in corrispondenza di grandi finestroni centinati che si aprono nei muri perimetrali al di sopra della trabeazione. La geometria è scandita dalla successione di lesene corinzie accorpate a semicolonne con capitelli romanici, che sorreggono archi a tutto sesto e la trabeazione, che percorre tutto il perimetro interno della navata centrale, a eccezione della controfacciata, del presbiterio e dell’abside. Le navate laterali sono coperte con volte a crociera. Su ciascuna parete laterale delle navate minori si aprono cinque cappelle. L’arco trionfale, a tutto sesto, separa la navata centrale dal presbiterio, rialzato di due gradini, coperto da cupola, impostata sull’arco trionfale e su altri tre archi a tutto sesto; su quello opposto all’arco trionfale si imposta la volta a catino dell’abside quadrangolare. In fondo alla navata sinistra, a lato del presbiterio, una porta conduce alla cappella feriale. Nel lato opposto una porta conduce alla sacrestia. Pavimento in marmo.

Gli affreschi

Nel secolo XIII era stata tutta dipinta all’interno da una buona mano di pittore, lo stesso che miniò l’Epistolario di Giovanni da Gaibana. Di quel manto pittorico sono rimaste solo alcune scene: il bacio di Giuda e l’ultima cena, nel sottotetto.
Notevoli sono i quadri dell’ancona: l’Annunciazione della scuola del Guercino e il sottostante quadro, attribuito a Giovanni Sirani, rappresentante le anime del Purgatorio.
Nei locali della parrocchia, ma un tempo in chiesa, altre tele: un Padre Eterno benedicente attribuito di volta in volta a Reni, Guercino o, più probabilmente, a un suo seguace. Immacolata, san Giovanni e arcangelo Michele opera di Sebastiano Brunetti, secondo C. C. Malvasia. I Misteri del Rosario di Gaetano Gandolfi; un quadro firmato e datato ”Anna Mignani Grilli 1835″ rappresentante S. Eurosia e S. Filomena. S. Leonardo che scioglie le catene a un carcerato attribuito a Benedetto Gennari. Il grande Crocifisso di legno e stucco nell’omonima cappella è databile fine 1400-inizio 1500. Nella Cappella dell’Immacolata, la statua in stucco della Vergine è attribuita a Filippo Scandellari.

Gli interventi con Don Giuseppe Codicè

Grandi trasformazioni ebbe la chiesa con gli interventi operati da don Giuseppe Codicè, parroco dal 1870 al 1915. Subentrato come parroco a don Antonio Pesci, dovette subito intervenire per la stabilità di parti notevoli della chiesa, soprattutto della navata a settentrione. La navata pericolante fu sanata e anche alzata per quanto possibile. Si alzò anche la navata centrale, con l’espediente di abbassare il piano della chiesa di quasi due piedi e di ricostruire le basi delle colonne. Lavori importanti si fecero allora nel presbiterio: la sesta campata, il presbiterio, fu sfondata e ne nacque il coro; fu aperta verso l’alto per dare spazio alla cupola. Per simmetria con la cappella del Rosario, si costruì la cappella di San Giuseppe.

Pavimentazione e presbiterio

Sono sempre di questi anni di grande trasformazione dell’edificio la pavimentazione (1880), la decorazione pittorica del presbiterio ad opera del pittore bolognese Alessandro Guardassoni (1819-1888), la nuova canonica e l’inaugurazione del cimitero in via Lumachina (un tempo via del Sagrato). Al termine dei lavori anche la facciata della chiesa presentava novità: la fronte era stata alzata; agli estremi del tetto e in corrispondenza delle partizioni, in alto, erano stati posti dei pinnacoli in cotto; la finestra centrale sopra il tabernacolo trasformata in rosone; due finestre laterali disegnate a sesto acuto: tutto per dare slancio alla costruzione, secondo il gusto del tempo legato allo stile neogotico; motivi ripetuti anche nella canonica.

Le modifiche nel Novecento

Il successore di don Codicè, don Rinaldo Soldati (parroco dal 1915 al 1951), nel 1935 intervenne sulla facciata della chiesa. Fece togliere l’intonaco per evidenziare il mattone, eliminò i pinnacoli, fece abbattere la recinzione del vecchio cimitero e ridipingere l’immagine dell’Annunziata nell’edicola sopra la porta centrale; all’interno pose la lapide ai caduti della prima guerra mondiale (l’opera è del vedranese prof. Arturo Orsoni), rivestì di marmo la base delle colonne, inaugurò l’impianto elettrico (1924-’25). Nel 1948 fece porre sul campanile quattro nuove campane: di quelle fuse nel 1828, tre erano state portate via (bronzo per le armi!); il 2 marzo 1943; la quarta, la campana grossa, fu colpita da una granata il 20 aprile 1945.

L’edificio di culto è stato lesionato dal terremoto che ha colpito l’Emilia nel 2012. Fatti lavori di messa in sicurezza la chiesa è agibile dall’ottobre 2013.

 

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest