Il 31 marzo il Touring Club ha organizzato una visita a Budrio, a cui hanno partecipato numerose persone. Dopo la mattinata trascorsa tra le Ville di Bagnarola, i turisti sono arrivati nel centro di Budrio, iniziando la seconda parte del loro programma dal Palazzo Comunale. Giunti nella splendida Sala Consigliare, c’è stato un momento per riflettere sulla storia budriese. A me è stata affidata una breve relazione sulla straordinaria tradizione medica, che Budrio può rivendicare a buon diritto. Al termine del mio intervento si è alzata in piedi una persona che – quasi commossa – ha cominciato a raccontare la storia del padre: il Dottor Gino Graziosi.
La figlia, Maria Bianca (residente a Verona da molto tempo), non veniva a Budrio da sessantacinque anni. La scelta di prendere parte alla visita, organizzata dal Touring, è stata motivata dalla volontà di connettersi nuovamente con i luoghi a cui il padre ha dedicato gran parte della propria esistenza. Il pomeriggio – per Maria Bianca e il marito Alfredo – ha totalmente cambiato programma, incentrandosi sulla riscoperta di possibili testimonianze del Dottor Graziosi. Ripercorrere le strade budriesi, immaginando i quotidiani itinerari paterni, ha suscitato una sussurrata commozione nella figlia, con cui ho intrapreso un dialogo costante, che ha portato alla riscoperta di una vicenda umana straordinaria, capace di rafforzare ulteriormente il legame tra Budrio e la Cura.
L’ATTIVITÀ MEDICA E IL LEGAME CON BUDRIO
Gino Graziosi, nato a Loreto (Ancona) il 13 agosto 1901, è stato un medico di grande valore. La sua attività si è concentrata prevalentemente sull’ambito Clinico, ma il modo in cui si è rapportato con la Medicina gli ha permesso di allargare costantemente le proprie conoscenze, forgiando una visione di ampio respiro.
La Laurea all’Università di Bologna, dove è stato tenuto a battesimo dal maestro Augusto Murri, e numerosi incarichi negli Ospedali del capoluogo, che lo hanno visto destreggiarsi tra il Sant’Orsola e il Pizzardi (Bellaria), hanno dotato Gino di solide basi e di uno spirito critico pugnace. Il medico marchigiano ha portato a termine un percorso di studio a Vienna e a Parigi, dove ha indagato – stando a fianco dei luminari Lowenstein e Sargent – i vari aspetti della tubercolosi, diventando uno stimatissimo tisiologo. Nel 1934, dopo la nomina come Comprimario all’Ospedale Bellaria, Graziosi amplia nuovamente la propria sensibilità medica, approfondendo la radiologia, che diventerà una fondamentale alleata per giungere a diagnosi dettagliate. Nel 1937 Gino arriva a Budrio, avviando un lungo rapporto, che lo vedrà dirigere – in seguito alla vincita di un concorso – l’Ospedale Donini, ricoprendo l’incarico di Primario della Sezione di Medicina Interna. L’Ospedale budriese diventa rapidamente un punto di riferimento per i laureandi dell’Ateneo bolognese, che scelgono di porsi al fianco del Dottor Graziosi per imparare i segreti della pratica medica.
Gli studi sulla tubercolosi, come testimoniato dalla preziosa bibliografia del marchigiano, ne occupano la mente e ne connotano la statura intellettuale. Le ricerche condotte su 1000 bambini della Colonia marina Murri di Rimini orientano la sensibilità di Gino, dominata dall’attenzione per i giovanissimi pazienti.
La portata innovativa delle convinzioni di Graziosi – che nel 1952, senza nessun tipo di sostegno accademico, otterrà la Libera Docenza – si traduce in pionieristiche soluzioni, declinate attraverso la formulazione di una nuova terapia per la tubercolosi polmonare cronica e la compiuta realizzazione del primo pneumotorace effettuato su un bambino, più precisamente su una bambina: la budriese Carla Fustini, che ancora oggi ricorda la bontà e la gentilezza del Dottor Graziosi, impegnato costantemente nel far studiare i piccoli costretti a restare, anche per anni, all’interno degli Ospedali. Lo stesso Gino dedicava tempo ai compiti dei bambini che aveva in cura, dimostrando un’umanità senza tempo.
Il legame con Budrio durerà per ventuno anni, interrotto – nel 1958 – dall’aggravarsi di una patologia cardiaca, che non lascerà scampo a Graziosi, morto il 22 gennaio del 1963 poco più che sessantenne. I ricordi del periodo bellico, in cui i reparti ospedalieri budriesi si erano trasferiti a Bagnarola, e una lunga serie di altri aneddoti e di accadimenti meritano di essere indagati e approfonditi, permettendo così a Budrio di riabbracciare pienamente un uomo eccezionale, sperando – anche attraverso questo articolo – di stimolare la memoria di chi ancora lo ricorda.
Leonardo Arrighi